Come capita a molti anche io, in questi giorni, sono più presente sul web. Nel surfing tra un social e l’altro capita di imbattersi sia in sdrammatizzanti video e vignette che, grazie a qualche mente geniale, riescono a strappare un sorriso nonostante il periodo, che in impegnate considerazioni personali sulla situaizone e gli effetti certamente drammatici e devastanti che senza alcun tipo di dubbio ci troveremo a fronteggiare nel post quarantena . A pensarci bene qualche nota positiva esiste anche in questo tipo di visione, a loro insaputa, quando accennano ad un “dopo…”
Premetto che per me ogni opinione ha una sua dignità e legittimità che mi trovi o meno in accordo. Io per prima mi trovo spesso a fare qualche tipo di riflessione tra me e me, dal momento che l’unica con la quale esercito una sorta di abuso comunicativo è la mia coinquilina, nonché mia figlia Alice. Qualche conversazione intimista è il meno che possa fare per preservare lo stato dei suoi nervi in questa convivenza senza via di uscita.
Le visioni apocalittiche che vengono gridate via web contro chi ha trovato un pacifico, seppur precario, equilibrio con un “Stringiamci a coorte” esercitano su di me una sorta di…dispiacere. Non si tratta di una disapprovazione nel merito, come sostenevo poche righe fa ogni opinione ha la sua validità, ma un po’ di tristezza verso chi, ergendosi a temibile profeta, si sta perdendo un’occasione, auspicabilmente irripetibile, per Stare. Stare nel qui e ora, stare in uno scenario che nessuno è in grado di anticipare in maniera inconfutabile da ora ai prossimi mesi, stare nella mancanza di controllo, stare fermi e in attesa di vedere come il tutto prenderà forma e si evolverà giorno dopo giorno.
La crudele sicumera con la quale la fazione dei contro “ andrà bene un cavolo!” sostiene con determinazione e con la rabbia di chi sa, la certezza di un inevitabile quanto certamente nefasto destino globale, si contrappone alla fazione del “tutto andrà bene” che rivendica la propria visione con la puntuale neo consuetudine di Inni e canzoni identitarie urlate all’unisono dai balconi da Milano a Palermo. In questa osservazione maturo la mia opinione e..Si ! Preferisco stare con i secondi. Partendo dall’assoluta certezza che né i primi né i secondi siano in grado di prevedere il futuro, decido di stare sul balcone e provare quel sentimento inedito di paese e di popolo che per la prima volta, da chissà quanto tempo, unisce e tiene collegato il caro vecchio stivale. Durerà non durerà ? Si ritorna lì, io non lo so. Posso solo decidere di rimanere nel presente e stare a vedere momento dopo momento cosa accadrà , ma almeno lo farò con un bicchiere di un buon rosso, mezzo pieno!