Prima: assunzioni basate sul passaparola che mettevano a rischio il clima aziendale e la produttività.
Ora: una selezione competente per cercare le persone giuste e fare la differenza.
A febbraio del 2020 ho conosciuto Paola Tirinnanzi, vicepresidente di Airone Società Cooperativa,
azienda specializzata in servizi di pulizia e sanificazione nata nel 1999: dai 9 soci di allora oggi conta ben
40 dipendenti. Mi ha contattata perché aveva riscontrato dei problemi nella ricerca del
personale. Capita quando da una piccola dimensione aziendale si passa velocemente ad
una più grande. In un anno, in piena pandemia, abbiamo così costruito un rapporto di lavoro e
soprattutto di fiducia che ha creato una situazione positiva per il clima di lavoro e quindi per il business. La
nostra storia – seppur comune per molti aspetti a tante altre – racconta come da piccoli cambiamenti,
fatti con consapevolezza, possa nascere una rivoluzione positiva.
Assunzioni con il passaparola e senza una valutazione delle “soft skills”
Ci siamo accorti che l’azienda è cresciuta, ma la gestione del personale è rimasta la stessa di quando era piccola.
Il problema principale per Airone era la gestione del turnover aziendale e l’ingresso di nuove persone in azienda selezionate senza tener conto di alcune caratteristiche che vanno oltre le competenze tecniche e coinvolgono la sfera caratteriale, le cosiddette “soft skills”, che rendono può o meno adatta una persona a quel contesto.
“Per anni – mi ha raccontato Paola – siamo andati avanti con la selezione diretta, spesso bastava il passaparola e per un po’ ha funzionato, tanto che alcuni dei primi dipendenti sono oggi nel CDA dell’azienda. Soprattutto all’inizio le nostre energie erano indirizzate tutte sulla crescita aziendale, abbiamo lavorato molto sullo sviluppo commerciale e la fidelizzazione dei clienti. La selezione del nuovo personale non era una priorità, avveniva nei ritagli di tempo e la vivevamo come un’attività che toglieva spazio al lavoro vero. Quindi si assumeva senza un metodo, ma fidandoci delle indicazioni di fornitori o conoscenti”.
Ma era solo questione di tempo e il problema è poi esploso all’improvviso: “Ci siamo accorti che eravamo cresciuti e
che la gestione del personale era rimasta la stessa di quando eravamo una realtà più piccola”. Un errore che incide, alla lunga, sulla produttività.
Formazione mirata sugli strumenti di ricerca e selezione e un occhio esterno sulle criticità
Creare un gruppo di lavoro significa trovare il giusto equilibrio tra competenze e professionalità e questo si fa imparando a selezionare le persone giuste. Con Paola abbiamo lavorato per ben un anno sugli strumenti di selezione, dalla lettura di un curriculum alla costruzione di un buon annuncio di ricerca, fino i criteri di valutazione in fase di colloquio. Una formazione, anche pratica, che ha avuto come obiettivo l’efficienza del processo di gestione del personale.
“Oggi, con il nuovo metodo, abbiamo inserito ben 15 persone e il lavoro è diventato decisamente migliore – spiega Paola – Ho delegato a una professionista il monitoraggio del personale e la gestione delle criticità, così io posso dedicarmi a quello che so fare meglio”. Spesso le aziende sottovalutano il processo di selezione del personale, perché hanno poco tempo oppure – cosa ancora più comune – non hanno le competenze specifiche. Soprattutto le realtà più piccole non hanno un ufficio del personale dedicato. La consulenza di una professionalità esterna diventa quindi cruciale per evitare che una selezione poco accurata possa incidere sugli affari fino a ripercuotersi negativamente sulla produttività aziendale.
Una buona analisi dei fabbisogni aiuta a delineare con precisione il profilo professionale necessario all’azienda in un determinato momento, oltre che a favorire una selezione mirata del candidato. Il mio obiettivo è supportare l’imprenditore e restituirgli tempo, attraverso un modello di consulenza “In-sourcing” orientato al risultato a medio termine, che prevede la formazione e l’acquisizione di strumenti che possono essere applicati da subito da parte
dell’azienda. L’ottimizzazione delle risorse comporta un reale risparmio, oltre che nella qualità del lavoro, anche in termini economici, e nelle realtà di medie piccole dimensioni tutto ciò produce un impatto che può rappresentare, a volte, il vero punto di svolta.