Perfetti sconosciuti. Percorso a ostacoli per CV e colloquio

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Se non fosse per il suo tallone, oggi Achille sarebbe un perfetto sconosciuto” Stan Lee

Quando giorni fa ho letto questa frase di Stan Lee ho sentito che c’era stato chi aveva sintetizzato in maniera ineccepibile uno dei miei “credo” basilari. Il dono dell’unicità.

Nei percorsi di orientamento, soprattutto con i più giovani, può capitare di iniziare chiedendo con quali aggettivi si descriverebbero. Nella maggior parte dei casi, le risposte sono sempre le stesse: determinato, ambizioso…

Non si tratta quasi mai di malafede ma piuttosto della conseguenza delle tante e tante volte che quella storia è stata raccontata da altri, unitamente alle volte che ce la siamo raccontata noi, fino a convincerci della sua autenticità. L’impressione che si ha è quella di una progressiva fuga da se stessi , il desiderio quasi ossessivo di non tradire l’immagine che vorremo dare di noi all’esterno sottovalutando il rischio di non conoscersi mai e rischiare di vivere con noi stessi da perfetti sconosciuti.

Andando avanti nell’orientamento, la narrazione ad un certo punto muta e gli aggettivi si trasformano fino a raccontare tutta un’altra storia. Questo segna l’inizio della svolta, il passaggio dalla rappresentazione di  un’idea di sé alla consapevolezza individuale. Quando accade la persona, per quanto destabilizzata e intimorita, lascia andare spontaneamente la propria copertina di Linus per avvicinarsi cautamente alla scoperta di sé stesso.

Non è mia intenzione banalizzare un processo che generalmente è difficile e doloroso, come è normale che sia quando cadono le sovrastrutture e i meccanismi di difesa che tanto faticosamente sono stati innalzati nel corso degli anni. Vere e proprie barriere appositamente erette per proteggersi e difendere la parte più vera e sacra presente in ognuno di noi.

 Si arriva così alla valorizzazione delle proprie capacità, alle verbalizzazione e alla presa di coscienza dei propri punti di forza e soprattutto all’accettazione dei propri “tallone di Achille”.

Conoscere sé stessi…

Nei percorsi di orientamento professionale sono fondamentali motivazione e obiettivi. Solo così è possibile riuscire a stare dentro ad alcuni passaggi basilari per arrivare ad entrare in contatto con le proprie attitudini, passioni, capacità e molto altro. Le prime resistenze sono proprio quei meccanismi consolidati dietro ai quali siamo stati a lungo trincerati immaginando di essersi messi al sicuro. Un po’ alla volta è possibile uscire dal giudizio, dalle etichettature e da un’immagine rigida e apparentemente inamovibile di sé stessi. Nella prima fase i ragazzi sembrano utilizzare un copione condiviso, le definizioni che si attribuiscono sono ricorrenti. Alcuni esempi: ambizioso, responsabile, determinato, spiccata leadership”, ultimamente anche la dotazione di intelligenza emotiva. In seguito arriva una nuova consapevolezza e quando capita il primo segnale è proprio quello della sostituzione delle affermazioni iniziali. Quando si aprono cuore e mente le reali e individuali caratteristiche iniziano a prendere forma, il dialogo interno, monotono e ripetitivo, inizia a stancare ed è possibile modificare i vecchi schemi mentali.

… per costruire un CV efficace

Da questo momento in poi è possibile lavorare alla realizzazione del proprio CV, al bilancio delle competenze. Ad una nuova definizione del profilo professionale. Attraverso questa nuova fase si arriverà alla centratura, alla messa a fuoco della persona che potrà valutare,  in maniera lucida e personale, dove indirizzare l’invio del proprio  Curriculum.

L’obiettivo sarà la scelta del lavoro e non quella di un lavoro qualunque.

Permettendo di riconciliarsi con il proprio sogno, sarà più naturale rivedere le priorità attuali ipotizzando oltre al piano A, anche un piano  B e un C, perché saranno scelte consapevoli con le quali non cederemo più il potere al mondo esterno, ma sapremo come e dove indirizzare le energie per raggiungere gli obiettivi, i nostri appunto.

Forti della nuova relazione con sé stessi, consci dei propri punti di forza e di fragilità e anche del nostro personale tallone di Achille potremo affrontare il colloquio di lavoro. Con l’esperienza acquisiremo maggiore sicurezza sia nella gestione del colloquio stesso che delle emozioni, impareremo a rivendicare e farci portavoce della nostra personale istanza davanti ad un selezionatore, mostrandoci per quello che siamo e permettendogli di intravedere le nostre potenzialità. Ci daremo una vera chance. 

Magari potremo non corrispondere alle esigenze momentanee dell’azienda e non proseguiremo nelle fasi di selezione, anche imparare a gestire una sconfitta ci aiuterà a crescere e a prenderci la responsabilità e le conseguenze delle nostre azioni. In ogni caso ci saremo distinti per autenticità e coerenza. Non ultimo saremo ricordati dal responsabile HR anche per avergli risparmiato tempo e fatica dal momento che provare ad abbattere i muri per vedere cosa ci sia dall’altra parte non è il suo lavoro, ma quello del candidato.

C’è qualcosa che vorresti chiedermi?

Vorresti saperne di più sugli obiettivi che puoi raggiungere e sul percorso che possiamo fare insieme?