Il pericolo di trarre conclusioni sbagliate: la metafora del professore di matematica.
Ecco la storia:
«Clara sta andando a scuola. È preoccupata per la lezione di matematica. Non è sicura che oggi interrogherà di nuovo la quinta. Perché questo, in fondo, non è uno degli obblighi di una bidella.»
Chiunque abbia dedotto che Clara sia una professoressa anziché una bidella non ha commesso chissà quale grave errore. Ma se applichiamo questa metafora alla vita di tutti i giorni , sia personale che lavorativa e al posto di Clara ipotizziamo che in realtà ci sia Marco, il nostro capo, con il quale abbiamo da tempo un rapporto molto cordiale proviamo ad immaginare cosa succede se una mattina, entrando in ufficio e scorgendolo da lontano lo salutassimo senza ricevere un cenno da parte sua, ecco che rischieremmo di formulare varie conclusioni probabilmente determinate dalla mancanza di informazioni : Marco è maleducato? Di cattivo umore?,Ce l’ha con noi? Abbiamo fatto qualcosa per causare questa freddezza? Marco semplicemente è miope e non ci ha neanche visti.
Queste deduzioni arbitrarie possono avere un profondo impatto sul nostro stato d’animo, determinando di fatto il nostro comportamento nell’ambiente in cui ci troviamo e con chi ci circonda: Marco è miope, non ci ha visti.
Per ristabilire una nuova armonia e una buona comunicazione, libera da pregiudizi e convinzioni personali all’interno delle relazioni, siano esse familiari che professionali, ognuno potrebbe assumersi la propria responsabilità dei meccanismi che utilizza per giungere a conclusioni spesso affrettate e non supportate da fatti oggettivi. Potremo ad esempio provare a gestire le emozioni con maggior consapevolezza, uscire dalle etichette che attribuiamo agli altri e astenersi dal giudizio. Non sempre è facile ma provarci darà sicuramente i suoi frutti , riducendo stress ed incomprensioni sia in famiglia che sul luogo di lavoro.
