Terrorizzati dalla paura: come gestire le emozioni?

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Come tutto ciò che ci riguarda, anche le emozioni che proviamo sono uniche e parlano a noi e di noi. Normalmente siamo poco inclini ad accettarle come qualcosa di nostro, preferendo puntare il dito al fattore esterno che le scatena.

Ma come mai siamo tanto spaventati dalle emozioni quasi come se rappresentassero un pericolo che ci minaccia dall’esterno, dal quale doverci difendere a tutti i costi? Cosa potrebbe mai succederci? E come mai abbiamo la percezione di un attacco dall’esterno quando in fondo le emozioni che proviamo nascono dentro di noi, sono le nostre?

Chi ha paura delle emozioni?

Ce ne difendiamo, le reprimiamo, le soffochiamo, ma soprattutto le temiamo.

Per quanto siano alla base di ogni nostro ricordo, comportamento o reazione, il primo istinto è quello di tenerle a distanza, fuori da noi. Ecco l’impeto di rabbia con quel collega perché “è insopportabile, mi fa sempre saltare i nervi”, o la lacrima davanti ad una vecchia foto che racconta di una bella giornata.

Nel primo caso: a chi non è mai successo di perdere le staffe durante una discussione? Certo, ripensandoci a mente fredda avremmo preferito non trascendere con porte sbattute e qualche parola di troppo.

Cosa succede dopo l’evento?

  • Opzione 1: mi porto dietro la frustrazione e la rabbia per giorni, qualche caso colpendo indiscriminatamente incolpevoli partner, figli e affini?
  • Opzione 2: provo a ritrovare lucidità per contestualizzare l’accaduto e una volta superata la “ fiammata” programmo un nuovo incontro con il mio collega attivatore?

Proprio queste sono le occasioni che andrebbero colte per rimanere in contatto con quelle sensazioni, le nostre emozioni che salgono improvvisamente e alle quali tendiamo a cedere, ma sempre con un occhio rivolto al nemico: è colpa sua se il mio umore è diventato nero, “pensa a come mi ero alzata bene stamani”.

Sì, infatti alcune situazioni o persone ci fungono da attivatori, da specchio, non riusciamo a capire come ma innescano in noi emozioni estreme, tanto forti quanto mai piacevoli.

La reazione? Resistere alle emozioni

Quello che spesso ci sfugge è che l’evento di per sé, ciò che accade davanti a noi, è semplicemente la causa scatenante. L’emozione che viviamo, in relazione a ciò che succede, è invece completamente nostra, accade dentro di noi, parla a noi e ci racconta qualcosa di noi.

Fino a quando non saremo pronti a riconoscere quell’emozione come nostra, lei tornerà sotto altre forme, attraverso altri eventi e persone che incontreremo e che ci metteranno davanti alla nostra rabbia, alla nostra tristezza o alla nostra paura.

“What we resist, persists”

Tutto ciò a cui opponiamo resistenza si rafforza, giusto per citare il grande maestro fondatore della psicologia analitica C.G Jung, il primo a parlare di “Ombra”. Proprio perché le nostre emozioni spesso rappresentano ciò che per noi sono le nostre fragilità, è istintivo temerle, non riuscire ad accettarle, ma al contrario attivarsi con tutte le forze per allontanarle. Dal momento che sono parte di noi torneranno e torneranno fino a quando non saremo pronti a dire: “ok ho capito, questa rabbia è mia, questa è la mia paura”.

Il principio è lo stesso del bambino che si agita e urla per avere l’attenzione della mamma e si placherà solo quando si sentirà ascoltato e accolto.

Gestire le emozioni è possibile

Come per tutti i processi, anche per avviare  il cambiamento è importante fissare piccoli obiettivi: se per tutta la nostra vita, o quasi, abbiamo esercitato l’evitamento emotivo, non possiamo pretendere di ribaltare la situazione da un giorno all’altro.

Possiamo però gradualmente consentirci di attraversare e farci attraversare dalle emozioni, in quanto parti di noi, seppur non ancora viste e riconosciute, è difficile che possano nuocerci e, con il passare del tempo, più ci entreremo in contatto, più saremo in grado di trasformarle e quindi di gestirle.

Se provassimo per una volta stare dentro le nostre emozioni, potremmo dunque rimanere stupiti su quanto di noi ci potrebbero rivelare. Sì, perché la nostra paura davanti a ciò che percepiamo come pericolo è assolutamente soggettiva.

Proviamo con un esempio?

Una a caso: la paura, che è tra le emozioni che maggiormente “temiamo”, per quanto sia un’emozione primaria dominata dall’istinto che ci ha garantito la sopravvivenza davanti al pericolo. Gli effetti della paura sono universali: accelerazione del battito cardiaco, tensione del corpo che si predispone alla lotta e fuga, adrenalina… Quello che cambia è ciò che noi percepiamo come pericolo, a meno che non ci si trovi nella savana davanti ad un leone!

La percezione del pericolo varia ed è soggettiva: ecco che io posso avere paura di “volare”, mentre chi mi è accanto invece è terrorizzato dalle punture. Nessuna delle due vince sull’altra. Qui si gioca con il valore soggettivo delle proprie paure e questo è il momento in cui si impara ad ascoltare ciò che ci arriva dal corpo e lasciarsi così stupire da quanto potremo scoprire del nostro mondo interiore.

Nel momento in cui sarò pronto ad attraversare e a farmi attraversare da un’emozione con la consapevolezza che si tratta di una parte di me, avrò dato inizio ad un processo di cambiamento che mi porterà a scoprire nuove risorse, conoscenze  e prospettive per me stesso che ignoravo di avere. Per ogni tentativo che andrà a buon fine, mi sentirò come il serpente di quella filastrocca che scende giù dal monte per ritrovare la sua coda smarrita un dì e si accorge che “sei proprio tu quel pezzettin del mio codin”.

E noi siamo proprio come il serpente della filastrocca: dobbiamo imparare a comprendere che siamo un unicuum, un intero, e che siamo in grado di gestire le emozioni nei diversi contesti della nostra vita.

Se vuoi approfondire questo argomento e capire come gestire le emozioni può esserti di aiuto nella vita personale e in quella professionale, contattami e ne parleremo insieme.

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